sabato 30 ottobre 2010

TOTI E TOTINO 2 e "LA POLITICA GHEISHA" (Luigi Scimè)

Era scontato che quelli del nostrano e benemerito PD non avrebbero votato la sfiducia. Sarebbe stato oltretutto ingiusto e privo di senso se a spodestare il sindaco fossero stati gli stessi che in questi tre anni di inferno, nel pieno delle capacità volitive e cognitive, gli sono stati accanto, condivendone i comportamenti e quegli atti amministrativi, che ora sono al vaglio della magistratura. I peggiori, insomma, di un insieme dove non palpitano le buone passioni.
Una seduta consiliare per una sfiducia improbabile, che ha permesso di salvare i cavoli e le capre, ma non il paese.
Che in questi tre anni hanno trasmesso sulla stessa linea, al passo con le moderne bande larghe, si evince anche dalla dichiarazione di Totò Sardo: “ sfiduciare Petrotto significherebbe sfiduciare noi stessi .“ C’è un’altra dichiarazione di correità migliore di questa ?
Ho voluto assistere a quel consiglio, avendo piena certezza del finale, per non perdermi la farsa di una politica falsa e per guardare negli occhi la menzogna, la perfidia, il piglio mafiosegiante, la minaccia velata, l’indifferenza, l’estremo e illusorio tentativo di estorcere e di riafferrare quel consenso che è scappato sdegnato a gambe levate e che si è trasformato, definitivamente, in sfiducia. Quella salubre e vera, che nelle vie del paese si può vedere, toccare, ascoltare e respirare a pieni polmoni: LA SFIDUCIA DEL POPOLO !
Avrebbero dovuto dimettersi al volo, senza batter ciglio, tutti quanti parecchio tempo addietro, e comunque senza indugi appena dopo le dichiarazioni di Petrotto in merito all’uso di cocaina e per i pesanti risvolti che questa debolezza ha avuto sulla gestione amministrativa, sui rapporti tra sindaco e cittadini e sull’immagine del paese. Petrotto sostiene che oramai è acqua passata e questo dal punto di vista umano non può che farci piacere, ma è chiaro che restano intatte le gravissime responsabilità politiche. Perché se da un lato è vero che ognuno è libero di fare ciò che vuole, dall’altro è altrettanto vero che i genitori, le famiglie di Racalmuto hanno il diritto di pretendere amministratori che si pongano agli antipodi di chi mina la sicurezza, di chi spaccia e di chi fa uso di droghe.
E il PD, sornione, era lì a due passi, con la sua politica sfacciatamente gheisha, pronta a soddisfare ogni voglia. Quella politica per la quale puoi mostrarti da persona perbene e al contempo amministrare nella maniera più sconcia o non avere nessuna attenzione per le famiglie bisognose e di contro usufruire di un cellulare pagato dal comune, fino all’assurdo che un solo cellulare è costato 5.000 euro in un bimestre o aprire lascivamente le braccia all’eolico e invece dire no alle biomasse perché gli impianti verrebbero collocati troppo vicini alle loro case e ai loro terreni o sperperare denaro in consulenze inutili, con l’indecenza che è emersa dalle intercettazioni e dalle inchieste della magistratura e sentir dire ai due consiglieri del PD, con la solita posa tronfia, che la politica in tutto questo non c’entra nulla.
E’ una nave senza rotta con la quale tutti insieme per tre anni hanno scorazzato, attraversando mari ondosi, insidiosi, spesso truculenti, lontani da tutto ciò che poteva essere utile al paese.
Ma chi è il paese ? ci avrebbero risposto questi signori quando strafacevano con i soldi della gente: intimorendo, offendendo, calunniando, aggredendo, umiliando cittadini e impiegati del comune. Tutto ciò, non è accaduto un secolo fa, ma fino ad un giorno prima degli avvisi di garanzia, senza i quali avrebbero continuato nel loro agire bullesco.
Su questa vergognosa e pesante responsabilità politica avrebbero dovuto riflettere i nove consiglieri costretti a salvare il sindaco e soprattutto quelli del Pd. Invece, hanno scelto di balbettare ridicole motivazioni.
Quella sera, per rendere più autorevole il loro sostegno a Petrotto occorreva la presenza di Federico Martorana, e infatti era lì. Mi chiedo però, con l’affetto che ho nei suoi confronti, dov’era quando quelli che Lui sostiene scrutavano negli atti personali della gente al fine di intimorire. O quando combinavano tutto quello che abbiamo letto sui giornali. Per non parlare del silenzio, colpevole, incomprensibile di Emilio Messana, che su tutta la vicenda non ha detto una sola parola. Si riduce solo a questo l’impegno del segretario provinciale di un partito, che si erge a paladino della giustizia, della moralità e della democrazia ?
Ecco perché, ora che la nave è li, senza scialuppe, con la poppa che scivola verso il fondo, preferisco vederli tutti appesi alla prua, coriacei e determinati a non abbandonare quel comandante che li ha strabiliati nelle divertenti scorribande e che adesso li trascina dentro la grande bocca del mare.
In quel consiglio ci sono andato per incontrare il fallimento e la falsità. Erano lì.
Petrotto ha parlato credo per due ore, ovviamente più della buona che della cattiva sorte, senza riuscire a convincere, stando alle espressioni, né i cittadini né i consiglieri e neanche se stesso. Le solite frecciate con qualche inutile zampata. La solita conta degli anni. Il solito dito degli altri che affonda nelle sue povere ferire, senza badare ai colpi che ha sferrato la sua spada, fino all’ultimo che purtroppo si è autoinferto.
Ha ragione Petrotto quando dice che a volte non bastano tanti anni per conoscere una persona. Così vero che a volte, come si suol dire, non basta una vita intera. Altre volte invece bastano due minuti per capire di che pasta è fatta quella persona.
Ho ascoltato Totò e poi un altro Totò, l’amico Totò Sardo, quello che accusa Petrotto di avere sbagliato e intanto lo sostiene, quello che punta il ditino al sindaco soltanto per avere di più, quello che i fondi ANAS se li sogna pure la notte e distribuisce le strade da sistemare ai consiglieri, ovviamente senza tener conto delle reali necessità del nostro territorio. In una seduta consiliare pare sia stato visto con un foglio in mano, attorniato dai consiglieri che facevano ressa, e Lui che gridava: “ ognuno di voi può avere o una strada lunga o due cortili o un cortile e una strada corta ". Quello per cui chi fa opposizione è stupido mentre lui quando afferma che in fondo non si può mandare a casa un sindaco perché ha fatto uso di cocaina è intelligente, quello che vorrebbe zittire i cittadini che criticano promettendo di dire chissà cosa e a cui occorre far sapere che non temiamo la spada del comandante della nave, figuriamoci le scope dei mozzi di bordo.
Per concludere consiglierei ai due sempre più uguali Totò, visto che la storia semplice 2 rischia di complicarsi, di formare il duo “ toto e totino 2 .“
Come dire… ridiamoci un po’ su !
Luigi Scimè

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